03 marzo 2010

Che differenza c'è tra un corvo e uno scrittoio?

Il Cappellaio Matto è un personaggio inventato da Lewis Carroll apparso per la prima volta nel 1865 in Le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie e che ricompare con il nome di Hatta in Attraverso lo Specchio e quel che Alice vi trovò (1871).
Come per tutti i suoi personaggi, Carroll non ne dà una precisa descrizione fisica, ma si sofferma più sul comportamento del personaggio e sul suo modo di relazionarsi con Alice.
Il personaggio nasce dall'antico detto inglese "Essere matti come un cappellaio" che derivava dall'usanza di utilizzare il mercurio nella lavorazione dei cappelli, sostanza che aveva effetti rovinosi sulla salute mentale degli artigiani cappellai.
Possiamo ricostruire il carattere e l'aspetto del Cappellaio Matto analizzando, le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie, Alice on Stage e Attraverso lo Specchio e quel che Alice vi trovò.
Il Cappellaio abita nel Paese delle Meraviglie in una casetta parallela a quella della Lepre, dove invece si svolge l'azione.
Nel primo libro è uno dei tanti sudditi della Regina di Cuori. Cappellaio fallito, dedito solo a gozzovigliare, aveva partecipato ad un Festival della canzone organizzato dalla Regina, con scarsissimi risultati, era stato accusato di "ammazzare il tempo" e così da quel momento il Tempo, risentito, per lui ed i suoi compagni si fermò alle sei. Nella sua perenne ora del tè, il Cappellaio partecipa ai festini della Lepre Marzolina (Matta anche lei) e sembra non riuscire a portare un discorso sensato a termine senza interruzioni. Appassionato anche di Orologi, ne possiede uno che segna il giorno ed il mese, ma non le ore. Il suo famosissimo indovinello 'Che differenza c'è tra un corvo e uno scrittoio?' ha fatto arrovellare i cervelli dei lettori che spinsero Carroll ad inventarne una risposta.






Ma il Cappellaio Matto in realtà è in ognuno di noi....... è colui che spinge fuori tutti i pensieri, colui che non ci fa agire, come si deve, cioè, come il sistema di un osservatore esterno vorrebbe.
In altre parole è un' autodifesa per la sopravvivenza.
Pensate, quanto si può resistere sotto pressione, nella mediocrità?
Poco anzi pochissimo.
In questa situazione allora entra in gioco il cappellaio, che ti fa apparire Matto al mondo di chi ti osserva, ma ti fa sopravvivere a quella pressione imposta da personaggi che per il loro puro tornaconto, fanno apparire la normalità deviata, e quindi ti inducono a diventare matto per galleggiare nelle loro folli e insensate regole.......

Che dire di quel Burlone di Tim Burton, sarà pure lui una regina Rossa e farà si che i suoi sudditi appaiano matti?
Sicuramente per stare al gioco, anche se a certi livelli, attori e attrici debbono scendere a compromessi, quindi non sarà tanto distante l'interpretazione di Johnny Deep, dall'essere il cappellaio matto perfetto, forse gli viene così bene perché non deve far altro che pensare a smorzare quella pressione che alla fine si concretizza nei suoi ingaggi milionari.
Semplicemente dico che conservare la propria identità in periodi bui come questo, costa molta fatica e quindi meglio adeguarsi, apparire Matti e sopravvivere. Piegarsi a regole e schemi è molto più semplice che diventare regolari.
Sono convinto, che la vera forza stia nel dare voce alla propria follia, ad essere noi a dettare le nostre regole, a fare uscire il cappellaio matto dalle menti di chi ci segue, far capire realmente che il nostro operato è per il bene della comunità.
Ahimè è molto complicato il mitico Lewis Carroll si piegò al volere dei suoi stessi lettori dando una rispsota all'indovinello:
Che differenza c'è tra un corvo e uno scrittoio?
Nessuna Entrambe hanno le penne!

2 commenti:

Unknown ha detto...

Non avevo mai ragionato su questo personaggio, hai ragione......hanno entrambi le penne (ahahahaha)!

Sulla necessaria giusta "dose di follia" per sopravvivere in questo mondo di pazzia, concordo pienamente.

Mi viene in mente il bellissimo discorso che Charlie Chaplin fece nel film "il dittatore" quando parlò del pazzia razzismo, eppure in quell'epoca era normale essere carnefici.

Anonimo ha detto...

Grazie per il post, ho finito di leggere or ora "Il caso Jane Eyre" di J. Fforde, e il barista Marlowiano, fa questa domanda a T.N., solo che lì lei dice nessuna hanno tutte e due la "e",mi son scervellata su cosa significasse facendomi dei viaggi ....e ora so che è una citazione ( perché modificata?) da Alice !!!
Grazie, approfondirò!
Almeno ora ho un punto di partenza!
Silvia