23 aprile 2011

Il fabbricante di chiodi. Yom khamishi di Pasqua

Mi trovavo ormai da quasi 4 giorni a Gerusalemme, la pasqua era iniziata tre giorni prima.
Non ero riuscito a trovare nessun cammello. Era come se il mio Dio mi avesse abbandonato. Eppure era Pesh, era la festa che ricordava l’esodo, la liberazione dalla schiavitù.
Dormivo ormai da quando ero arrivato all’interno dell’Atrio dei Gentili, che era usato abitualmente come mercato potevano accedere soltanto gli Ebrei come me ed i romani, ne stavano fuori, per non suscitare malcontento.
Mi rendevo conto che comunque i miei chiodi non interessavano a nessuno e soprattutto non mi volevano dare assolutamente un cammello barattandoli ma avevo solo quello.
Erano davvero durissimi, avevo accidentalmente versato un pò di arsenico nello stampo il girono in cui avevo li avevo fatti.
Già l’arsenico me lo avevano dato i Romani qualora non avessi voluto collaborare, mi davano la possibilità di morire con onore.
Erano diventati durissimi non ero riuscito ad aprire subito lo stampo ed avevo provato ad aprirlo con una grossa mazza.
Quando avevo visto la boccia di arsenico vuota sulla mensola sopra lo stampo avevo pensato che sarebbe stato un disastro.
Pensavo di distruggere anche i chiodi con la mazza, invece lo stampo era andato perso e i miei piani sfumati, ma in realtà i chiodi erano rimasti.
Avevo provato a piegarli ma nulla era una lega dura come mai era venuta.
Avevo messo i chiodi e lo stampo rotto in una borsa ed ero corso via.

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