05 marzo 2011

madre

Sono di nuovo qui
alla porta di questa
sala d'attesa.
La gente dentro fuma,
c'è come una nebbia
che offusca la vista.
Non mi va di entrare,
impuzzierei gli abiti.
C'è qualcuno che gioca a carte,
un altro che scrive,
nessuno bada al fumo,
io solo resto in piedi
aspetto senza poter entrare.
Sono come bloccato,
impaurito, ascolto i miei
pensieri che vanno
alla madre che in quella sala
allata i suoi figli.
Provo amore per lei
il suo stare li mi fa stare male.
La vorrei sempre con me
nel mio io.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Il desiderio di portarla via da quella confusione, da quella nebbia che non le si addice.

Anonimo ha detto...

Într-o sală de aşteptare ,am stat şi eu
Aşa o VIAŢĂ .
S-au plimbat pe acolo buni şi rele
Unii au plecat cum au venit.
Alţii au mai zăbovit.
La unii le-am întins o mână,
Alţii mi-au dat un ghiont când am căzut.
De la unii am invăţat să plâng, să râd .
Sunt şi cei ce i-am ţinut în braţe.
Şi unii şi mai ales alţii
Sunt spectatori la viaţa mea
Dar cortina când se lasă
Puţini rămân să-mi dea o floare...

Pigra ha detto...

In una sala d'attesa, ho dormito da solo tutta la vita.
Camminavano in là, il bene e il male.
Alcuni se ne sono andati come quando sono venuti.
Altri sono rimasti.
Alcuni hanno steso una mano,
altri mi hanno dato una spinta, sono caduto.
Da quella, ho imparato a piangere ed a ridere.
Ci sono quelli che ho tenuto tra le mie braccia.
Alcuni altri sono, in particolare le persone nella mia vita, ma quando il sipario cala restano in pochi a darmi un fiore.